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PMI innovative

Confronto tra le agevolazioni per le PMI nei Paesi EU

Sondaggio 2017 svolto presso le member firm europee Grant Thornton

Nel panorama europeo il tema delle start up e delle PMI Innovative viene affrontato in modo differente dai governi e, ad oggi, non esiste una legislazione uniforme né una politica comune per il sostegno alle piccole realtà che investono in innovazione tecnologica e in Ricerca & Sviluppo.

Ad esempio, paesi come Germania e Regno Unito non hanno adottato una classificazione giuridica e fiscale per definire le PMI Innovative così come non prevedono piani strutturati a supporto di questa tipologia di aziende. Diversamente, Francia e Irlanda risultano all’avanguardia sia per quanto riguarda la classificazione giuridica, sia per progetti di agevolazioni e incentivi dedicati alle PMI Innovative e alle start up.

Per quanto riguarda l’Italia, esiste una normativa precisa volta a determinare quali siano le PMI Innovative e quali le start up. Nel nostro Paese esistono 480 PMI Innovative che crescono ogni anno con un tasso del 30%. Se questi sono i dati ufficiali, nella realtà il numero è decisamente maggiore perché molte aziende, anche già strutturate, non sanno di poter essere classificate come “PMI Innovative”. Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico, si pensa esistano oltre 20mila PMI Innovative che avrebbero diritto ad agevolazioni e sgravi fiscali ma, in molti casi, non sono consapevoli di rientrare nella categoria.

Oltre a dover rispettare i parametri delle PMI (meno di 250 dipendenti e fatturato annuo sotto i 50 milioni di euro), le altre condizioni per essere classificate come “Innovative” sono: non essere quotati su mercati regolamentati, essere una società di capitali, avere la residenza in Italia o in Unione Europea, presentare il bilancio certificato e avere almeno due dei seguenti requisiti:

  • almeno il 3% del maggiore tra costi e valore totale della produzione riguardante attività di R&S
  • forza lavoro formata da almeno 1/5 da dottori di ricerca, dottorandi di ricerca o ricercatori con 3 anni di esperienza; oppure formata per 1/3 da personale in possesso di laurea magistrale
  • essere titolare, depositaria o licenziataria di privativa industriale attinente all’oggetto sociale oppure titolare di diritti relativi a software registrato.

Per quanto riguarda le agevolazioni, le PMI Innovative italiane possono accedere alla piattaforma #ItalyFrontiers, godono di una disciplina societaria flessibile (Srl simili a Spa), di deroghe alla disciplina sulle società di comodo, di facilitazioni nel ripianamento delle perdite e della possibilità di usufruire di Equity Crowdfunding. Inoltre, gli investitori che decidono di sostenere queste società possono godere di incentivi fiscali.

Di seguito i dettagli per i principali paesi europei risultanti da una Survey internazionale condotta da Bernoni Grant Thornton presso i partner europei esperti del settore.

Germania

Il sistema tedesco non prevede una classificazione giuridica specifica per le PMI Innovative e per le start-up. Lo Stato, inoltre, non ha un piano di incentivi per le imprese estere che decidono di investire in queste realtà. Per quanto riguarda i progetti strutturati, la Germania mette in campo programmi di interventi volti a supportare Industria 4.0 e i piani di innovazione.

Ad esempio, vengono erogati sussidi diretti o prestiti a lungo termine (con tassi di interesse contenuti) che vengono assegnati in base a valutazioni e “caso per caso”, quindi non a pioggia e non automaticamente. Per quanto riguarda, invece, le buone pratiche in tema di Open Innovation si rileva la presenza di piattaforme di ricerca realizzate in partnership con le aziende e le università.

UK

Nel Regno Unito, come in Germania, non esiste una classificazione specifica per le PMI Innovative e le start-up e lo Stato non prevede agevolazioni o finanziamenti dedicati a queste realtà, così come non sono presenti incentivi per investitori stranieri che decidono di sostenere piccole realtà britanniche particolarmente innovative. Inoltre il governo non ha ancora attivato programmi strutturati per supportare Industria 4.0.

Per quanto riguarda gli incentivi all’innovazione, lo Stato eroga contributi e prevede incentivi fiscali per tutte le società che investono in Ricerca & Sviluppo, al di là della dimensione aziendale. In ambito Open Innovation, si rileva la presenza di misure governative che permettono un accesso agevole alla rete di imprese innovative, finanziatori e consulenti. Questo ha favorito la nascita di comunità di interesse finalizzate alla condivisione di esperienze e buone pratiche.

Francia

Il sistema economico e giuridico prevede una classificazione e una definizione sia per le PMI Innovative che per le start-up e programmi strutturati per sostenere il progetto Industria 4.0. Sotto il punto di vista degli incentivi fiscali e delle agevolazioni riservate a chi investe innovazione, la Francia è uno dei Paesi più all’avanguardia. Infatti sono previsti crediti di imposta pari al 30% dei costi sostenuti per innovare, esenzioni fiscali per Società Innovative Giovani, piani di risparmio gratuiti e fondi riservati.

Non è previsto nessun credito di imposta per investitori stranieri. Per quanto riguarda il tema dell’Open Innovation, si tratta di un concetto relativamente nuovo e sono in atto collaborazioni tra il settore pubblico e quello privato per attirare imprese e centri di ricerca in aree geografiche specifiche.

Irlanda

Industria 4.0 risulta essere sotto la lente di ingrandimento dell’amministrazione pubblica che si sta impegnando nell’implementazione del progetto e sta investendo in innovazione tecnologica, settore considerato strategico per i prossimi anni. Esiste una classificazione precisa per le PMI in linea con i principi OCSE in materia e sono presenti parametri ufficiali da rispettare per poter godere degli incentivi e delle agevolazioni fiscali.

Le imprese che innovano e investono in Ricerca & Sviluppo possono godere di benefici che si traducono in defiscalizzazione e minori obblighi contabili. L’Irlanda, inoltre, è l’unico Paese, tra quelli intervistati, che prevede un’aliquota fiscale ridotta per investitori stranieri che decidono di sostenere finanziariamente le start-up irlandesi (l’aliquota è pari al 12,5%).

Il sistema economico per le start-up risulta essere molto attrattivo: il Commissioner for Start Ups promuove la verifica dei casi di successo nel mondo, con l’obiettivo di replicarli a Dublino. Lo stesso organismo ha lanciato un progetto innovativo per mappare ogni singola start-up in irlandese.