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“Stop the clock”: opportunità per le imprese in chiave strategica

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La sostenibilità è oggi un driver sempre più importante per le organizzazioni che hanno integrato nelle loro pratiche commerciali, nei processi e nella propria strategia aziendale i fattori ESG.

Per questa ragione, il sustainability reporting non dovrebbe essere visto come un mero adempimento normativo ma come un efficace strumento per attrarre investitori e finanziamenti nonché costruire un solido vantaggio competitivo e di valore delle aziende che lo sviluppano.

Peraltro, recenti studi provano come l’integrazione dei fattori di sostenibilità da parte delle aziende abbia un impatto positivo sulle opportunità di business ed il livello di innovazione, incrementandole, favorisca una crescita dei ricavi, renda più facile l’accesso a finanziamenti a condizioni maggiormente favorevoli, oltre a migliorare il capitale reputazionale dell’azienda.

A livello normativo, consapevole dell’urgenza di gestire in modo incisivo le problematiche relative ai temi ESG, il Legislatore europeo ha investito un crescente impegno nell’ambito della regolamentazione di sostenibilità emanando, tra le ultime, la Direttiva 2022/2464/UE, denominata Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), recepita recentemente nel nostro ordinamento con il D.Lgs. 6 settembre 2024, n. 125, che ha modificato la precedente normativa, ossia quella introdotta dalla Direttiva 2014/95/UE Non financial Reporting Directive (NFRD).

La Direttiva CSRD ha segnato un passo verso una più attenta regolamentazione degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità, allargando, di fatto, il perimetro delle imprese obbligate alla rendicontazione ESG e introducendo criteri di reporting più puntuali, come quello della c.d. “doppia materialità”.

Il 26 febbraio 2025 la Commissione Europea ha reso nota la proposta “Omnibus Package” che dovrebbe modificare la CSRD, per quanto riguarda alcuni obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità, e la Direttiva UE 2024/1760, denominata Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), sugli aspetti relativi alla due diligence di sostenibilità.

La proposta ha lo scopo di limitare gli obblighi in tema di rendicontazione di sostenibilità. Le principali misure previste sono: la modifica del perimetro dell’obbligo soggettivo, con l’aumento delle soglie dimensionali relativamente alle c.d. “grandi imprese”, la pubblicazione di un nuovo standard volontario (in aggiornamento dell’attuale Voluntary Reporting Standard for Small-Medium Enterprises, VSME), l’innalzamento della value cap chain che limita il numero delle informazioni massime che possono essere richieste ai soggetti volontari ed alla catena del valore, la sospensione degli standard settoriali, l’eliminazione della previsione del passaggio graduale dalla “limited assurance” alla “resonable assurance”, la semplificazione dei datapoint attualmente richiesti dagli standard European Sustainability Reporting Standards (ESRS), lo slittamento di due anni per i soggetti obbligati CSRD e CSDDD, semplificazioni in tema di Tassonomia ambientale (per l’identificazione delle attività economiche “ecosostenibili”) ed, infine, la segnalazione facoltativa di alcuni KPI.

Il 3 aprile 2025, il Parlamento Europeo, tra le misure sopra citate, ha votato favorevolmente alla direttiva “Stop the clock” che rinvia l’applicazione degli obblighi informativi di sostenibilità. In particolare, tale direttiva si inserisce all’interno della più ampia strategia di semplificazione degli obblighi di rendicontazione prevista dal pacchetto “Omnibus”. Il 14 aprile 2025, anche il Consiglio UE ha approvato la Direttiva, stabilendo definitivamente il rinvio di 2 anni dell’applicazione della CSRD per le imprese della 2° (i.e. grandi imprese) e 3° (PMI quotate, enti piccoli e non complessi, imprese di assicurazione e riassicurazione captive) ondata e il rinvio di un anno per il recepimento e l’applicazione della CSDDD. Il meccanismo “Stop the clock” non si limita ad un semplice rinvio burocratico ma, come dichiarato nel documento ufficiale del Consiglio, costituisce una misura strategica per garantire che le imprese abbiano il tempo necessario ad adattarsi ai nuovi requisiti senza compromettere la propria competitività. Il documento, inoltre, sottolinea che questa misura consentirà agli Stati membri di recepire con maggiore coerenza le normative esistenti, in particolare per garantire che i requisiti di rendicontazione siano proporzionali e adeguati alle capacità delle imprese, soprattutto delle PMI. La Direttiva 2025/794/UE è stata pubblicata sulla G.U.U.E. il16 aprile 2025 ed è in vigore dal giorno successivo; gli stati membri avranno tempo fino al 31 dicembre 2025 per recepirla nei propri ordinamenti.

Di seguito una tabella esemplificativa dell’impatto della Direttiva “Stop the clock” sulla normativa introdotta dalla CSRD relativamente al reporting ESG.

La semplificazione delle richieste in tema di rendicontazione di sostenibilità, ed il suo differimento, hanno suscitato alcune critiche come quella di un eccessivo indebolimento della normativa di rendicontazione ESG, foriero di una minore trasparenza, uniformità e comparabilità delle informazioni di sostenibilità dovute al potenziale fenomeno di rendicontazione volontaria non regolamentata delle società non più/non ancora obbligate.

Nonostante le pur comprensibili critiche, è comunque possibile apprezzare la ratio dell’intervento semplificativo attuato dal Legislatore. Infatti, l’intervento ridisegna le regole in una cornice temporale più ampia e coerente con le reali capacità operative delle imprese. Per tale ragione, le imprese dovrebbero cogliere l’occasione per prepararsi meglio, consolidare processi e strutture interne e anticiparne il cambiamento in vista dell’avvento degli obblighi di sustainability reporting.

In conclusione, quindi, si ribadisce l’importanza dell’integrazione dei fattori ESG negli assetti gestionali dell’impresa, poiché solo il monitoraggio dei connessi rischi ed opportunità e la compliance normativa in ambito di rendicontazione di sostenibilità consentirà all’impresa di preservare il proprio valore e, anzi, incrementarlo nel tempo.

Il rinvio dell’entrata in vigore degli obblighi di sostenibilità dovrebbe essere, quindi, accolto dalle imprese come un’occasione per rafforzare i propri asset, integrando i fattori ESG nella propria Internal Governance, perseguendo così la sostenibilità aziendale.

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ESG: il futuro del business è sostenibile

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