Approfondimento

Statistics Italia 2023 – focus su geografie e settori prevalenti

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Le ragioni che spingono un'azienda a intraprendere l'internazionalizzazione, un processo che comporta una significativa trasformazione della strategia e della cultura aziendale, sono varie, ma tutte sono influenzate dal crescente fenomeno dell'interconnesso mercato globale e dalle opportunità di crescita che esso offre. Un'azienda può trovare vantaggioso perseguire la crescita internazionale grazie alle sue caratteristiche specifiche, come la disponibilità di risorse distintive che possono essere sfruttate efficacemente in nuovi mercati o per superare svantaggi locali. 

Come argomentato da Demattè in suo articolo del 2003, l’internazionalizzazione va intesa come quel processo attraverso il quale le imprese non solo collocano le proprie vendite su più mercati esteri, ma attingono anche dagli stessi mercati esteri o da altri ancora le materie prime per il loro approvvigionamento, così come le tecnologie, gli impianti, le attrezzature, i vari componenti per la produzione dei beni, le risorse finanziarie e, infine, la forza lavoro. Non va interpretata come la semplice attività di esportazione, ma essa piuttosto costituisce un processo di dispiegamento geografico dell’intera filiera produttiva dell’impresa al fine di cogliere le migliori condizioni nei mercati target, sia quelli di approvvigionamento dei fattori, sia quelli di sbocco dei prodotti, sia quelli dove meglio si realizza la produzione. 

Le strategie annesse risultano di norma un processo graduale che culminano negli investimenti diretti esteri. Tra questi, la crescita per acquisizioni risulta la più rapida ma, allo stesso, quella che presenta rischi maggiori.

Tra i principali vantaggi del M&A come leva dell’internalizzazione ritroviamo:

  • Accesso rapido a nuovi mercati e clienti, evitando il processo di costruzione da zero di una presenza internazionale;
  • Incremento delle risorse e delle competenze a livello finanziario, tecnologico e umano che altrimenti non sarebbero disponibili o sarebbero troppo costose da sviluppare internamente;
  • Consolidamento del proprio potere di mercato e acquisizione di concorrenti.

Tra i principali svantaggi:

  • Le operazioni possono essere costose, sia in termini di premio di acquisizione che di costi operativi futuri per il buyer o per la target;
  • Integrare due culture aziendali diverse e gestire le differenze può essere un processo complesso e lungo, con il rischio di perdere talenti chiave o disturbare il funzionamento dell’azienda;
  • Possono essere viste negativamente dai mercati finanziari e dai clienti, causando una diminuzione del valore e la perdita di fiducia da parte degli investitori e dei consumatori.

Le strategie di penetrazione delle PMI nei mercati internazionali attraverso le operazioni di M&A: analisi delle operazioni Italia su estero” è un lavoro presentato nel corso del Webinar M&A 2024 organizzato da AIFI e condotto da Sante Maiolica ed il tesista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza Enrico Bovio.

Al centro della tesi di Enrico vi è il panorama imprenditoriale italiano alla luce delle recenti dinamiche e nuove logiche di mercato. La crescente popolarità tra le PMI delle operazioni di M&A volte all’internazionalizzazione, nonostante le criticità del periodo di riferimento dell’analisi, viene quindi declinata in particolare sotto gli aspetti geografici e settoriali oltre che per la dimensione e la propensione innovativa del buyer.

Il campione costruito analizza il triennio 2019-2020-2021 e parte dalla classificazione ministeriale delle PMI italiane, concentrandosi quindi su aziende italiane con numero di dipendenti inferiore a 250 e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, che hanno deciso di investire all’estero.

Le prime analisi, non possono che essere legate alle conseguenze della pandemia Covid-19, che tra il 2020 e il 2021 ha condizionato fortemente le dinamiche del mercato dell’M&A, e in generale alle dinamiche geopolitiche internazionali. Oltre alla crisi pandemica, il triennio è stato infatti sicuramente influenzato dal fenomeno del post Brexit. Nonostante il contesto e una flessione media del numero di operazioni nel periodo covid più intenso, risulta che le PMI italiane hanno comunque intrapreso un percorso di espansione internazionale importante, che nella maggior parte dei casi si è concretizzato in un’acquisizione di maggioranza. Sorprendentemente proprio il Regno Unito è la meta più ambita per l’internazionalizzazione delle PMI italiane mentre da un punto di vista qualitativo, le operazioni analizzate mostrano come le decisioni di internazionalizzazione sono basate principalmente sulla ricerca di un mercato orientato alla tecnologia, con agevolazioni fiscali, sbocchi commerciali e mercati ricchi di network aziendale, ma anche sulla ricerca di un’espansione del proprio core business.  

Si distinguono i settori di “Software”, “Servizi alle imprese” e “Produzione di macchinari elettrici ed elettronici”, con acquisizione spesso in coerenza con il settore di appartenenza del Buyer. L’accesso a nuovi mercati esteri attraverso acquisizioni sembrerebbe dunque un passaggio intrinseco del percorso delle aziende del settore terziario e tecnologico. 

L’analisi del grafico permette di comprendere quali siano i Paesi in cui le PMI italiane hanno effettuato più operazioni di M&A nel triennio 2019-2020-2021. Nonostante le complicazioni politiche legate all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, il mercato UK si conferma come il più attrattivo per le PMI italiane. Tra gli altri paesi con maggior numero di operazioni di M&A risultano Spagna, Germania e Francia, i principali partner commerciali italiani. Sembrerebbe dunque che le PMI italiane decidono di espandersi all’estero approdando, almeno in una fase iniziale, in mercati geograficamente e culturalmente vicini anche al fine di minimizzare i citati rischi operativi di integrazione e controllo.

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