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M&A crossborder come leva strategica per l’internazionalizzazione

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L’attuale contesto economico globale, caratterizzato dalla crescente interconnessione dei mercati e dalle opportunità offerte dalla digitalizzazione, sta modificando profondamente il panorama competitivo in cui operano le imprese italiane. In un ambiente sempre più dinamico e di respiro internazionale, le PMI italiane si trovano oggi a dover rispondere a sfide crescenti. Per tutelare e incrementare le proprie quote di mercato, queste realtà sono chiamate ad acquisire nuove competenze e a sviluppare una maggiore capacità di adattamento alle rapide trasformazioni del mercato globale.

In questo scenario, l’internazionalizzazione emerge come una delle principali leve strategiche per la crescita. Con la maturazione del mercato domestico e la saturazione di molti settori, le aziende italiane si vedono costrette a guardare oltre i confini nazionali per continuare ad espandersi, cercando nuove opportunità di crescita. La ricerca di nuovi clienti in paesi esteri rappresenta, infatti, una risposta alla limitata espansione possibile nel mercato interno. Non meno rilevante è la necessità di diversificare il rischio, evitando di essere troppo esposti a instabilità politiche ed economiche legate al proprio paese d'origine. L'ingresso in mercati esteri permette inoltre, alle imprese, di anticipare le evoluzioni tecnologiche che stanno trasformando globalmente i settori di appartenenza, partecipando a processi innovativi e cogliendo i vantaggi competitivi derivanti dall'esposizione a nuovi trend.

L’internazionalizzazione può anche essere una strategia di imitazione, attraverso l’osservazione dei competitor first mover, pronti a sfruttare le prime opportunità in mercati esteri. Adottare una strategia simile consente di guadagnare rapidamente terreno, evitando di rimanere indietro rispetto ai principali attori del settore. Inoltre, tra le motivazioni pratiche che spingono le aziende italiane ad espandersi all’estero, si annoverano i vantaggi di costo legati alla manodopera, e la minore complessità burocratica e amministrativa, che rende talvolta più agevole acquisire un’azienda già operativa all’estero piuttosto che avviare una nuova filiale da zero. Quest'ultima strada, infatti, richiede significativi investimenti iniziali e risorse per stabilirsi in un nuovo mercato, mentre un’acquisizione consente di beneficiare immediatamente delle competenze, della rete commerciale e della struttura già consolidata dell’impresa target.

Di fronte a queste motivazioni, le PMI italiane hanno a disposizione diverse modalità per perseguire il processo di internazionalizzazione. Le principali opzioni sono la crescita organica, e la crescita per linee esterne, che si traduce principalmente in operazioni di M&A crossborder.

La crescita organica, che implica “investimenti greenfield”, è una modalità che garantisce un alto grado di controllo, ma richiede un impegno a lungo termine e un ingente capitale iniziale. Gli “investimenti greenfield” comportano la costruzione ex novo di impianti o filiali all'estero, con tutti i rischi associati alla gestione di una nuova attività in un mercato estero. Pur consentendo un adattamento completo alle specifiche esigenze del mercato locale, la crescita organica è spesso vista come un processo lungo, oneroso e caratterizzato da numerose tipologie di rischio, richiedendo il superamento di barriere culturali, normative e logistiche. In particolare, l'adattamento alle norme culturali e sociali di un mercato estero richiede un’attenta comprensione delle dinamiche locali. Le percezioni e le preferenze dei consumatori, ad esempio, variano notevolmente da un paese all'altro e possono influenzare in maniera decisiva l’efficacia delle strategie commerciali e distribuzione. D’alto canto, le barriere culturali possono generare difficoltà nelle interazioni quotidiane con i collaboratori, i fornitori e i partner locali. Le modalità di negoziazione, il linguaggio e le aspettative relative al servizio al cliente possono essere molto diverse da quelle a cui un’impresa è abituata nel proprio paese d’origine.

Al contrario, la crescita per linee esterne attraverso operazioni di M&A crossborder rappresenta una strada più rapida ed efficiente per l’internazionalizzazione. Acquisire un’impresa già consolidata in un mercato estero permette di ridurre il rischio associato all’ingresso in nuovi mercati, ottenendo immediatamente l'accesso a una rete commerciale esistente, competenze locali ed una base customer base iniziale. Le operazioni di M&A consentono inoltre di accelerare l’ingresso in nuovi mercati, evitando i lunghi processi di adattamento tipici delle operazioni greenfield. Inoltre, l’acquisizione di una società con esperienza consolidata nel mercato estero permette alle PMI italiane di beneficiare delle risorse già sviluppate, migliorando la competitività a livello globale.

Una terza opzione, sebbene meno frequentemente scelta, è la joint venture, che prevede la creazione di un’entità condivisa tra due o più aziende per operare in un mercato estero. Tuttavia, storicamente, le joint venture non hanno prodotto risultati altrettanto positivi rispetto alle acquisizioni, principalmente a causa delle difficoltà nella gestione della governance condivisa e nella definizione di obiettivi comuni. 

Le PMI italiane, dunque, stanno progressivamente orientandosi verso le operazioni di M&A crossborder come leva privilegiata per l'internazionalizzazione, accedendo a expertise locale, relazioni consolidate e reti di distribuzione già esistenti, accelerando il processo di espansione internazionale e riducendo significativamente i tempi di adattamento.

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M&A crossborder per l’internazionalizzazione

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