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Testimonianza

Lui è Giuseppe Bernoni, nome e anima di uno studio

Sante Maiolica Sante Maiolica

Era un lunedì, ne sono certo. Ogni nuovo lavoro che si rispetti non può che cominciare di lunedì. Quel lunedì che anticipava il mio ultimo weekend prima di diventare un GT boy, passato arrovellandomi a capire come costruire qualcosa di nuovo e innovativo in uno studio di commercialisti il cui secondo nome era: “storia e tradizione”!

Già, perché l’obiettivo del mio lavoro era proprio quello di costituire una nuova unit all’interno di Bernoni Grant Thornton (ai tempi meglio noto come Studio Bernoni) dedicata alle attività di advisory, con focus su operazioni di finanza straordinaria. Facile a dirsi, ma quanto sarebbe stato difficile, ai tempi, nessuno lo sapeva.

Nonostante i pensieri frullassero nella mia testa a grande velocità e i problemi mi parevano davvero tanti, ricordo che quel weekend ero stranamente calmo. Non ero preoccupato di diventare l’alieno del gruppo, la mosca bianca che usa spesso inglesisimi per dire cose che hanno un nome perfettamente comprensibile in italiano e che, soprattutto, di fiscale non ne capiva (e capisce) veramente niente, a tal punto da pensare che l’F24 è un caccia bombardiere americano e che l’IVA è una cantante che piace tantissimo a mia madre.

Ero calmo perché qualcuno, qualche settimana prima di quel fatidico lunedì, mi aveva detto cose che, non so come non so perché, mi avevano fatto capire di essere capitato nel posto giusto al momento giusto.

Ero stato invitato alla festa di Natale dello Studio, nonostante mancasse qualche settimana alla decorrenza del mio contratto di lavoro. Appena varcai la soglia della sala ristorante un boato di risate e chiacchiere mi accolse con la naturalezza più assoluta, come quando si accoglie qualcuno che fa parte della squadra da sempre. In tanti si presentarono stringendomi la mano, offrendomi calici di spumante e arrossandomi le spalle a suon di vigorose pacche!

Wow, che ambiente felice. Avrò sbagliato forse festa? No no, ne sono certo. Sono gli stessi sorrisi che ho incrociato tra le stanze dello Studio Bernoni settimane fa, quando mi ci recai per i colloqui. Quanta gente giovane, mi dissi. Non credo sarà difficile integrami. Ma chissà, spesso l’apparenza inganna.

Al centro della sala vedo lui, da lontano, accerchiato da ragazzi e ragazze che gli stringono la mano, gli sussurrano cose e gli regalano sorrisi. Lui è Giuseppe Bernoni, nome e anima di uno Studio la cui unica tradizione, oggi posso dirlo, è quello di cambiare e di evolversi giorno dopo giorno, adattandosi al cambiamento e, spesso, anticiparlo.

Giuseppe mi scorge da lontano, si avvicina, mi sorride e prendendomi la mano mi guarda negli occhi e mi dice:

“Faremo grandi cose, vedrai! Complimenti!”
"Complimenti per cosa, mi scusi?"
“Per le grandi cose che farai e che faremo!”

Giuseppe sapeva tutto di me, del mio passato, della mia famiglia e, soprattutto, del progetto che avevo condiviso con i suoi soci più giovani. Mi chiese cosa avrei fatto appena entrato, come avrei organizzato il gruppo di lavoro e, soprattutto, se avevo bisogno di una mano. Già, perché per lui non ero una nuova risorsa destinata a produrre nuovo business per l’organizzazione che porta il suo nome, ma un ingranaggio; un piccolo ingranaggio di un motore complesso che funziona in maniera coordinata e armoniosa, magari producendo poco fumo e poco rumore!

Il senso di pace che mi trasmise quello sguardo e quella stretta di mano fu per me decisivo. Avevo capito che era il mio mondo, il mio modo di essere e di lavorare. Non vedevo l’ora di iniziare.

Io credo che un buon inizio sia sempre fondamentale, per qualsiasi cosa si faccia. Grazie a Giuseppe decisi che non c’erano rischi nel buttarmi a capofitto in questa nuova avventura, che dovevo darmi con tutto me stesso e che non mi sarei dovuto risparmiare. Lo Studio sarebbe stato al mio fianco, desideroso di darmi tutto ciò di cui avrei avuto bisogno.

Era un lunedì, ne sono certo. Entrai con il sorriso, era il mio primo giorno di un nuovo lavoro, di una nuova vita. Mi misi a lavorare con uno spirito a me, fino ad allora, completamente sconosciuto. Non volevo né competere né emergere, volevo semplicemente fare bene, per il bene di tutti.

Grazie Giuseppe, perché quella stretta di mano la porto ancora con me! E ogni volta che chiudiamo una operazione o facciamo qualcosa di buono, nella mia testa risento i complimenti che mi facesti in anticipo quel dicembre del 2012, gli stessi complimenti che io faccio, a nome tuo, a quelle decine e decine di giovani ragazzi che, dopo quel lunedì, sono entrati a far parte di quella grande squadra che oggi chiamiamo Grant Thornton Financial Advisory Services.