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Ristrutturazione finanziaria delle aziende post Covid

Enrico Cimpanelli Enrico Cimpanelli

La pandemia di Covid-19 e le misure restrittive adottate per limitare i contagi hanno determinato, a partire dal marzo 2020, sia a livello nazionale che internazionale, uno shock sociale ed economico con importanti ripercussioni sull’intero contesto economico e provocando alle aziende perdite di fatturato con significativi effetti sia economici che finanziari, anche se con sfumature differenti in relazione al settore e alla specifica realtà aziendale.

A fronte di questa difficile situazione il Governo ha adottato diverse misure per attenuare l’impatto della crisi e per ridurre, almeno nel 2020 e 2021, i rischi di insolvenza. Tali misure hanno essenzialmente riguardato un contenimento dei costi delle imprese attraverso l’estensione della Cassa integrazione e un sostenimento della loro liquidità con i trasferimenti a fondo perduto, il differimento degli oneri tributari e contributivi e la moratoria sui prestiti bancari.

A fronte di queste misure nel corso del 2020 il credito bancario alle imprese, anche grazie al Fondo Centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, è aumentato a ritmi elevati: il tasso di crescita dei prestiti alle imprese ha raggiunto l’8,6 per cento, a fronte di una sostanziale stabilità nel triennio 2017-2019. Tutte le misure appena viste, a fronte di un auspicato ritorno anche grazie al piano vaccinale in corso, ad una situazione economica normalizzata è inevitabile che, seppure in modo graduale, vengano riviste e limitate.

Superata l’attuale fase congiunturale, ancora critica, le conseguenze economiche innescate dalla pandemia di Covid-19 determineranno un più elevato livello di indebitamento delle imprese, con ripercussioni sulle loro condizioni finanziarie e sul merito creditizio, nonché sulla capacità di autofinanziarsi e di intraprendere investimenti nella fase successiva alla crisi.

In tale contesto, in considerazione della conclusione delle moratorie bancarie, attualmente fissata al 30 giugno 2021 (anche se esistono proposte per un suo allungamento almeno sino al 31 dicembre), sarà necessario per molte aziende adottare in modo incisivo e rapido misure per una ristrutturazione della loro situazione finanziaria. Evidentemente, la natura e gli strumenti per attuare tali ristrutturazioni dovranno essere diversi a seconda delle condizioni di salute in cui le aziende si presenteranno alla resa dei conti.

Quelle per le quali la crisi economica e finanziaria innescata dalla pandemia ha avuto un impatto minore e con una situazione patrimoniale/finanziaria ancora accettabile dovranno attuare importanti interventi sulla loro struttura finanziaria grazie ad interventi ad hoc coordinati da esperti advisor che le supportino nel normalizzare, nel medio periodo, la propria situazione.

Per una parte delle aziende un importante strumento potrà essere anche l’opportunità offerta dalle risorse disponibili nell’ambito del programma europeo Next Generation EU formalizzato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da poco presentato dal Governo alla UE. E’, infatti evidente, che al di là di un importante stimolo generalizzato alla crescita economica nel suo complesso, il PNRR avrà un impatto più incisivo e diretto per le aziende che operano nei settori economici oggetto del piano (come, ad esempio, gli investimenti in infrastrutture).

Altre per le quali la crisi ha avuto un impatto più severo sia patrimoniale che finanziario ma che, in ogni caso, presentato sia per l’attività svolta che per le prospettive di crescita, chiari indicatori di ripresa dovranno necessariamente basare la loro ristrutturazione su accordi con i propri creditori di natura concorsuale o para concorsuale che permettano loro, in ogni caso, la continuazione dell’attività.

Occorre per altro evidenziare che le attuali procedure concorsuali, anche considerando quanto indicato nel nuovo Codice della Crisi di Impresa, la cui entrata in vigore è prevista per il mese di settembre 2021, hanno, nella maggior parte dei casi, tempistiche non conciliabili con le necessità di rapidità che richiede la situazione, ovvero nel caso in cui siano conciliabili con tale esigenza (come ad esempio le procedure di ristrutturazione del debito) sono spesso poco usufruibili da parte di molte aziende in difficolta data la struttura frammentata del proprio ceto creditorio.

Nei prossimi mesi le aziende italiane dovranno fronteggiare un importante sfida che, come osservato, richiede, a prescindere dallo strumento di ristrutturazione utilizzato, una tempestività di esecuzione e un piano di azione, anche tramite il supporto di consulenti esterni, ben delineato, pena la continuità aziendale e la conseguente uscita dal mercato.