Parere dell'esperto

L’evoluzione degli operatori di Private Equity nella prossima evoluzione digitale

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Nel corso degli ultimi anni, periodo in cui in Italia gli operatori di private equity si sono affermati, è evidente un sostanziale cambiamento da parte di questi ultimi rispetto a quelli che sono sia le modalità di intervento, sia i settori di investimento.

In passato i guru della finanza d’impresa sostenevano la necessità di allocare capitali verso i cosiddetti beni tangibili, ossia capaci di fornire una garanzia reale al rischio di impresa, produrre extra performance rispetto alla media di mercato e, soprattutto, che fossero capaci di generare ingenti flussi di cassa. 

I fondi di PE, pertanto, erano alla spasmodica ricerca di società operanti in settori tradizionali, capaci di produrre ingenti cash flow senza sforzi eccessivi per poter difendere il loro posizionamento competitivo. 

Oggi, anche in base a quelli che sono i risultati della precedente ricerca, i suddetti paradigmi sembrano essere radicalmente cambiati.

Dal tangible all’intangible; è vero che gli operatori di PE non guardano più al cash flow di breve periodo ma ad altri elementi, anche di natura intangibile?

Se dieci anni fa qualcuno mi avesse detto che nel corso della mia carriera professionale mi sarei trovato di fronte ad un operatore di Private Equity interessato ad investire in aziende con margini operativi negativi, organizzate in strutture composte da pochissime persone, il cui business model si basa su infrastrutture totalmente digitali, non ci avrei mai creduto. In realtà è esattamente quello che sta accadendo oggi; anche gli operatori più tradizionali hanno inserito nella lista dei loro desiderata operativi quello di poter investire in settori tecnologici, innovativi, molto spesso completamente dematerializzati.

Stiamo rivivendo quello che è accaduto nel 2000, dando poi vita alla c.d. “bolla di internet”?

Assolutamente no, quando parlo di tecnologia, di digitale, di settori dematerializzati, non mi riferisco al concetto generico di “online”, software, app, o altro. Mi riferisco a settori vecchi e nuovi il cui assetto è profondamente mutato, o è destinato a mutare profondamente, grazie all'impiego della tecnologia. 

Lì dove la tecnologia può riscrivere le regole del gioco, lì gli operatori finanziari di tutto il mondo intravedono una interessante opportunità di creazione di valore. 


Faccia un esempio concreto? 

Si pensi al settore medicale in generale. Un tempo eravamo abituati ad andare fisicamente dai nostri medici, ad esempio lo psicologo, per un consulto. Adesso è possibile farlo non soltanto in maniera totalmente virtuale, ma valorizzando una serie di benefici prima impensabili:

  • La scelta, a catalogo, dello psicologo di proprio gradimento (attraverso la visione preventiva del CV, video presentazione e, soprattutto, le referenze indipendenti)
  • Attraverso tools potentissimi basati l'intelligenza artificiale, capace di effettuare diagnosi più accurate e predittive
  • La possibilità di mettere insieme un portafoglio di psicologi immenso, capace di superare le barriere geografiche
  • La possibilità di collegare a queste piattaforme un sistema formativo, anche universitario, di eccellenza, a garanzia della qualità del servizio offerto.

Ciascuno dei punti di cui sopra è un vantaggio, sia per l’utente, sia per il fornitore, sia per l’investitore.

In sintesi? 

Innanzitutto, l’esempio di cui sopra ho potuto citarlo solo perché i fondi di PE lo hanno reso possibile. Questo nuovo settore, di fatto, nasce proprio grazie al Private Equity.  Ma la cosa che più mi colpisce, è che prima un operatore di Private Equity non avrebbe mai pensato di poter investire su uno studio di psicologi. Oggi è una delle infinite asset class che hanno priorità massima per gli operatori finanziari di tutto il mondo. 

Prima eravamo abituati ad avere centinaia di migliaia di piccoli professionisti indipendenti sparsi sul Paese, oggi abbiamo delle organizzazioni di livello nazionale che raggruppano questi soggetti in maniera organizzata e strutturata, garantendo loro formazione, visibilità e soprattutto stabilità operativa.

Domani? Probabilmente queste organizzazioni diventeranno network internazionali e, chissà, si quoteranno in borsa.

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